La crisi abitativa nella Repubblica Ceca sta intensificando le sue ripercussioni su tutta la popolazione, ma colpisce con maggiore forza le fasce meno abbienti. Nonostante la pandemia di coronavirus abbia messo a dura prova l’economia globale, cancellando posti di lavoro e affossando imprese, il mercato immobiliare ceco continua a vedere un’escalation nei prezzi degli immobili, inarrestabile e indifferente agli shock economici.
Motivata da tassi d’interesse vantaggiosi e da un’offerta limitata di nuove costruzioni, la crisi immobiliare ceca sta diventando sempre più una questione di carattere sociale, influenzando negativamente sia la demografia che l’ambiente. Nonostante le turbolenze economiche portate dalla pandemia, il costo degli alloggi ha segnato incrementi record.
Questa situazione si traduce in una trappola particolarmente insidiosa per i giovani e per coloro che dispongono di redditi modesti, i quali si trovano esclusi dal mercato abitativo a causa dell’impossibilità di accedere a soluzioni abitative economicamente accessibili. In altre parole, l’aumento dei prezzi degli immobili si è allontanato a tal punto dai livelli di reddito da rendere l’acquisto di una casa un sogno irrealizzabile per molti.
Nel 2019, per acquistare un appartamento di dimensioni medie (70 metri quadrati) nella Repubblica Ceca, era necessario spendere oltre 11 volte l’importo dello stipendio annuo medio, posizionando il paese in cima alla classifica europea per il quarto anno consecutivo. A Praga, il costo medio per metro quadrato ha raggiunto i 3.395 euro, ben oltre le cifre registrate in città comparabili come Budapest e Bratislava.
Secondo l’Istituto di Pianificazione e Sviluppo di Praga (IPR Praga), a settembre l’acquisto di un nuovo appartamento nella capitale richiedeva in media 8,45 milioni di corone (circa 320.000 euro), segnando un incremento di 1 milione di corone rispetto all’anno precedente. Questo aumento dei prezzi è avvenuto nonostante la pandemia non abbia allentato la pressione sul mercato immobiliare.
Martin Lux, a capo del Dipartimento di Socio-Economia dell’Edilizia Abitativa presso l’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca, ha osservato che la pandemia ha inaspettatamente stimolato ulteriormente la domanda di immobili, contribuendo a un aumento del 3,5% del prezzo medio delle case nel secondo trimestre del 2020, il più elevato degli ultimi 12 anni.
Alcuni sostengono che un aumento dell’offerta potrebbe moderare la crescita dei prezzi e invocano una riduzione della burocrazia che attualmente ostacola lo sviluppo di nuove abitazioni. Il governo sta considerando una nuova legislazione edilizia che potrebbe facilitare questo processo.
Tuttavia, la complicata burocrazia per ottenere permessi di costruzione è spesso indicata come uno dei principali ostacoli. La Repubblica Ceca si trova infatti al 156° posto a livello mondiale per facilità di ottenimento di permessi di costruzione, secondo la Banca Mondiale, con tempi che superano spesso i cinque anni.
Nonostante le critiche e i dibattiti in corso, la soluzione alla crisi immobiliare ceca richiede un approccio che vada oltre la semplice accelerazione del processo edilizio. Martin Lux e Adam Zabransky, consigliere comunale di Praga del Partito Pirata, concordano sul fatto che il problema non risieda tanto nella quantità di alloggi disponibili, quanto piuttosto nella loro accessibilità economica. La sfida è quindi rendere il mercato immobiliare più accessibile, senza sacrificare la qualità della vita urbana e l’integrità delle comunità locali.