Invasione tedesca alla Cecoslovacchia: Un primo tentativo di aggressione della Germania nazista alla Cecoslovacchia venne attuato nel maggio 1938.
Su precise direttive impartite da Berlino, il gruppo fascista capeggiato da Henlein che agiva nella regione dei Sudeti, regione abitata in parte da popolazione tedesca e divenuta parte integrante della Cecoslovacchia dopo la disgregazione dell’impero asburgico, iniziò una martellante campagna di propaganda nazionalistica per rivendicare l’autodeterminazione della popolazione tedesca della regione dei Sudeti.
Contemporaneamente in Germania, la stampa del regime si attivò in un virulento attacco contro il governo di Praga e contro il patto con Mosca che – a loro detta – aveva trasformato la Cecoslovacchia in un focolaio del bolscevismo in Europa, mentre le truppe della Wermacht venivano trasferite al confine con la Cecoslovacchia e, tra il 21 e il 22 maggio, messe in assetto di guerra e pronte all’invasione.
Immediata fu in Cecoslovacchia la mobilitazione del popolo, sostenuta anche da forti manifestazioni di massa in diversi paesi europei.
Il governo di Praga, forte dell’appoggio dell’URSS e dell’accordo di mutua assistenza che lo legava alla Francia, che in quella situazione ben difficilmente avrebbe potuto sottrarsi al suo impegno, richiamò i riservisti e ordinò all’esercito di schierarsi a difesa delle frontiere.
Questa immediata e decisa reazione fece fallire i piani nazisti e furono la riprova di come il sistema di sicurezza collettiva che l’URSS andava da tempo proponendo, fosse l’unico metodo efficace per mantenere la pace e contrapporsi all’aggressione.
Purtroppo gli imperialisti non erano interessati né alla pace, né alla sicurezza collettiva, ma solo ad accaparrarsi ricchezze e mercati.
La questione cecoslovacca si ripresentò acutissima nel settembre 1938.
Mentre Hitler al congresso di Norimberga del partito nazista ripropose le sue mire sulla regione dei Sudeti, nei territori cecoslovacchi al confine con la Germania, gli sgherri al soldo del III Reich provocarono, nella notte del 12 settembre, scontri provocatori e sanguinosi.
Tre giorni dopo, il 15 settembre, il primo ministro inglese Chamberlain si recò in Germania per incontrarsi con Hitler.
Nell’incontro tra i due, svoltosi nella residenza privata del fuhrer, Hitler non usò mezzi termini. Disse che la regione dei Sudeti, che mai aveva fatto parte della Germania, doveva essere annessa al Reich.
Chamberlain si mostrò subito acquiescente, chiedendogli qualche giorno di tempo per definire le linee d’azione del governo inglese e il coinvolgimento francese in esse.
Il 17 settembre, il governo inglese diede la sua unanime approvazione alla politica di Chamberlain favorevole a concedere a Hitler la regione dei Sudeti, isolare completamente l’URSS e lasciare campo libero alla Germania nazista nell’espansione ad est e nella guerra all’Unione Sovietica.
La linea di Chamberlain trovò il pieno consenso del primo ministro francese Daladier, così come del governo degli Stati Uniti, in tutto favorevole alla politica antisovietica perseguita con il “non intervento”.
Inoltre, la diplomazia americana si adoperò, assieme ai governi di Londra e Parigi, per la piena capitolazione della Cecoslovacchia.
Il governo sovietico, dal canto suo, si adoperò al massimo delle sue possibilità per salvaguardare l’integrità territoriale della Cecoslovacchia e la libertà del suo popolo e scongiurare così lo scatenarsi generalizzato della guerra.
L’URSS nella crisi generata dalle pretese annessionistiche della Germania nazista, si schierò subito a fianco della Cecoslovacchia e della volontà di resistenza all’aggressione dimostrata dal suo popolo.
A migliaia gli abitanti di Praga e delle altre province del paese, nelle loro manifestazioni si recavano, cantando l’inno nazionale, davanti all’ambasciata sovietica chiedendo l’aiuto di questo paese e ricevendo sempre l’assicurazione, da parte dell’ambasciatore sovietico, che l’URSS, per sua parte, non si sarebbe sottratta al patto di mutua assistenza che la legava alla Cecoslovacchia.
Fino all’ultimo Mosca fece ogni sforzo per tentare di costruire un vasto fronte internazionale a sostegno della Cecoslovacchia.
Si adoperò nella Società delle Nazioni perché l’aggressione della Germania fosse riconosciuta come tale, e, in quel consesso, si prendessero le decisioni in grado di permettere l’eventuale transito di truppe sovietiche attraverso la Polonia e la Romania per il sostegno militare alla Cecoslovacchia, superando così le resistenze dei colonnelli al potere a Varsavia.
Quattro brigate dell’aeronautica sovietica, un totale di 548 aerei militari, furono mobilitate, pronte ad essere inviate in Cecoslovacchia.
A Mosca il Commissario del popolo per gli affari esteri Litvinov, convocato l’ambasciatore tedesco Schulemburg, lo avvertì in maniera categorica e chiara che se la Germania fosse giunta ad azioni militari contro la Cecoslovacchia, l’Unione Sovietica avrebbe considerato la Germania responsabile di aggressione e avrebbe assicurato ogni assistenza alla Cecoslovacchia.
Il 19 settembre Inghilterra e Francia inviarono al governo di Praga un vero e proprio ultimatum, imponendogli di cedere la regione dei Suddetti a Hitler.
Il presidente cecoslovacco Benes, che in nessun momento della crisi poté dubitare dell’aiuto dell’URSS, visto che ormai data la posizione assunta dalla Francia non poteva più appellarsi all’accordo di mutua assistenza con l’URSS, in quanto l’accordo subordinava l’intervento di questo paese solo in presenza di un analogo impegno da parte della Francia, chiese al governo di Mosca se l’URSS era disposta ad aiutare la Cecoslovacchia se essa, aggredita dalla Germania, avesse richiesto al Consiglio della Società delle Nazioni l’applicazione della Carta costitutiva della Società che prevedeva l’impegno al sostegno di un paese membro aggredito.
Il 20 settembre il governo sovietico tramite il suo ambasciatore a Praga, diede al presidente Benes l’assicurazione che l’URSS sarebbe stata a fianco della Cecoslovacchia. Nonostante ciò, alla fine, Benes capitolò di fronte alle pressioni franco-britanniche e al loro ultimatum, tradendo con questo atto le aspettative del suo popolo.
Il 29 settembre si tenne la Conferenza di Monaco, una pagina nera nella storia dell’umanità. Seduti al tavolo della “trattativa”: Hitler, Mussolini, Chamberlain e Daladier.
La regione dei Suddetti fu consegnata a Hitler. Fuori dalla sala, nemmeno ammessa alla discussione, la delegazione cecoslovacca.
Poi, a sorpresa, mentre la riunione stava concludendosi, Chamberlain chiese a Hitler un incontro a due. L’incontro ebbe luogo l’indomani, 30 settembre, e portò alla firma di un trattato di non aggressione anglo-tedesco.
Un analogo trattato verrà siglato nel dicembre di quello stesso anno tra Francia e Germania. La regione dei Suddetti fu dunque annessa alla Germania, ma il risultato della vergognosa capitolazione di Monaco fu che il 15 marzo 1939 l’esercito nazista occupò Praga e tutta la Cecoslovacchia. Quello Stato fu completamente smembrato.
Vennero infatti costituiti i protettorati tedeschi di Boemia e Moravia e la Repubblica slovacca, formalmente indipendente ma con alla guida un governo fantoccio fascista totalmente asservito al Reich.
Sempre nel marzo 1939 Hitler costrinse la Lituania a cedere la città di Memel, poi fu la volta della Polonia con la richiesta, il 21 marzo, della “città libera” di Danzica, del porto di Gdynia e di un “corridoio” di terra che unisse la Prussia orientale alla Germania.
Questo mentre il suo degno compare Mussolini si apprestava, aprile 1939, a invadere l’Albania. A Oriente, intanto, il Giappone aveva intrapreso una serie di provocazioni e attacchi armati contro l’URSS.
L’anti sovietismo delle potenze imperialiste spiana la strada della guerra ad Hitler
Il 15 aprile 1939 i governi di Londra e Parigi chiesero all’URSS di “assicurare garanzie” a Polonia e Romania in caso di aggressione tedesca. In risposta a questa richiesta il governo di Mosca propose, il 17 aprile, la stipula di un patto di mutua assistenza tra URSS, Inghilterra e Francia, un accordo militare a sostegno di questo patto e l’estensione delle “garanzie” a tutti i paesi confinanti con l’URSS.
L’Unione Sovietica con lealtà e chiarezza chiedeva un accordo basato sulla reciprocità e sulla cessazione della politica che permetteva alla Germania, annessione dopo annessione, di arrivare direttamente ai confini dello Stato sovietico.
A una proposta tanto chiara e leale, non poteva esserci che una risposta altrettanto chiara e leale. Ma lealtà e chiarezza non albergavano in chi pretendeva dall’URSS difesa per loro e per i loro interessi, senza dare in cambio nulla, anzi continuando ad agire nascostamente, attraverso la diplomazia segreta, per portare a soluzione le controversie tra Francia e Inghilterra da un lato e Germania dall’altro e spingere la belva nazista contro l’URSS.
Per questo Chamberlain e Daladier iniziarono con l’URSS una trattativa falsa, dilatoria, senza la volontà politica di giungere a un accordo basato sulla reciprocità.
Lo stesso Churchill, campione di anticomunismo, colui che riferendosi al neonato potere sovietico all’indomani della Rivoluzione d’Ottobre aveva detto che bisognava soffocare il bambino nella culla, nel suo intervento del 19 maggio 1919 alla Camera dei Comuni di Londra, così si espresse nei confronti dell’operato di Chamberlain: “Non mi è riuscito di afferrare quali siano i motivi contrari a quell’accordo con la Russia che lo stesso Primo Ministro si dichiarava desideroso di concludere, né quali siano le ragioni contrarie alla sua attuazione nella forma ampia e semplice proposta dal Governo sovietico.
Senza dubbio, le proposte avanzate dalla Russia contemplano una triplice alleanza contro le aggressioni, alleanza che potrebbe estendere i suoi benefici ad altri paesi qualora essi lo desiderassero. L’alleanza ha l’unico obiettivo di resistere a ulteriori atti di violenza e di proteggerne le vittime.
Non riesco a vedere quale sia il punto errato di questo concetto, in proposte tanto chiare. Si domanda: ‘Possiamo fidarci del Governo sovietico?’.
Io ritengo che a Mosca, nel medesimo tempo, venga formulata un’interrogazione simile: ‘Possiamo fidarci di Chamberlain?’. E spero che da ambo le parti la risposta possa essere affermativa.
Lo spero onestamente… Esiste una grande identità di vedute tra la Gran Bretagna e le Potenze alleate del sud; non ci sono forse simili concordanze di interessi nel nord? Prendete a esempio i paesi baltici, Lituania, Lettonia, Estonia che furono causa della guerra di Pietro il Grande: la Russia ha un vitale interesse a che queste Potenze non cadano in balia della Germania nazista. Non occorre io esponga la situazione nei confronti dell’Ucraina, in quanto (nel caso di un’aggressione germanica) essa implicherebbe l’invasione da parte tedesca del territorio russo. È facile rendersi conto come la Russia abbia interessi essenziali su tutto il fronte orientale, e quindi sembra logico concludere che essa potrebbe lavorare in unità di intenti con gli altri paesi interessati…
Se siete pronti a divenire alleati della Russia in caso di guerra, affrontando cioè il cimento supremo, se siete pronti a collaborare con la Russia in difesa della Polonia, alla quale avete concesso una garanzia, o della Romania qualora venisse attaccata, perché mai dovreste ricusare di allearvi con l’Unione Sovietica ora, quando questo gesto potrebbe forse evitare lo scoppio del conflitto?…
È chiaro come la Russia non intenda partecipare all’accordo, se non su basi di uguaglianza e dopo essersi accertata che i metodi degli alleati per il fronte della pace siano tali da rendere probabile il successo.
Nessuno desidera allearsi con un paese che segue una guida incerta e che non abbia una condotta politica decisa. Il Governo deve rendersi conto che nessuna delle nazioni dell’Europa orientale può reggere a un anno di guerra, senza l’appoggio di una Russia e l’aiuto delle Potenze occidentali.
In linea di massima, mi dichiaro concorde con Lloyd George sul punto che, se deve esistere un fronte orientale di guerra oppure di pace, esso può venire eretto soltanto con l’effettiva assistenza di una Russia amica, pronta a soccorrere tutte queste nazioni… abbiamo ricevuto un’offerta, assai migliore a mio avviso, dei termini che il Governo cerca di ottenere: un’offerta più semplice, più chiara, più effettiva. Facciamo in modo che non venga trascurata e non finisca nel nulla”.
La tattica dilatoria proseguì. I dirigenti sovietici invitarono a Mosca il ministro degli esteri britannico Halifax per accelerare le trattative, ma questi rispose che i suoi impegni non glielo permettevano.
Poi, il 23 luglio, il governo di Mosca propose l’inizio delle trattative inerenti gli aspetti militari. Francia e Inghilterra accettarono, ma ci vollero ben diciannove giorni perché le loro delegazioni giungessero a Mosca.
Delegazioni, oltretutto, composte da figure di secondo piano e senza poteri decisionali. E quando, il 12 agosto, le trattative finalmente iniziarono la delegazione sovietica ebbe subito chiaro che l’unico scopo era quello di far passare il tempo senza giungere ad una conclusione. Il piano di azione sovietico, ad esempio, prevedeva in caso di azione congiunta contro l’aggressore, l’utilizzo in Europa di centotrentasei divisioni dell’Armata Rossa, circa diecimila carri armati, cinquemila cannoni e cinquemilacinquecento aerei.
La delegazione britannica, per parte sua, prospettò invece l’invio nel continente di solo sei divisioni inglesi. Inoltre francesi e inglesi dissero che non avevano ricevuto dai loro governi l’autorizzazione a trattare in merito ad un altro, decisivo, problema: quello del transito delle truppe sovietiche sui territori di Polonia e Romania.
Era dunque fin troppo evidente che Inghilterra e Francia non volevano sottoscrivere nessun serio patto con l’URSS, né dare vita ad una coalizione di difesa contro il nazifascismo. Essi, utilizzavano i colloqui con l’URSS al solo scopo di confondere l’opinione pubblica dei loro paesi che era, invece, assai favorevole all’accordo con i sovietici e per esercitare la massima pressione sui paesi dell’asse per dirigere i loro piani espansionistici ad est.
Il patto russo tedesco del 1939
Fu a quel punto che Stalin, il gruppo dirigente bolscevico e il governo sovietico agirono per far saltare i piani che miravano a provocare una guerra fra l’URSS e la Germania nazista, rompere l’accerchiamento del paese da parte dei paesi del “blocco anticomintern” (Germania, Giappone e Italia) e assicurare allo Stato sovietico e al suo popolo le condizioni e il tempo necessari allo sviluppo delle capacità difensive del paese e all’ulteriore rafforzamento dell’Esercito Rosso.
Già dal mese di maggio la diplomazia tedesca aveva cercato contatti con quella sovietica per giungere ad un accordo bilaterale, contatti sempre respinti dall’URSS intenzionata a perseguire la sua politica di sicurezza e di resistenza collettiva all’aggressione.
Ma di fronte al chiaro intendimento di Chamberlain e Daladier di far fallire le trattative anglo-franco-sovietiche, l’URSS accettò la proposta tedesca e, il 23 agosto, fu firmato a Mosca il patto di non aggressione russo-tedesco.
Oggi come ieri tutti gli anticomunisti continuano la loro campagna bugiarda e mistificatoria tesa a riproporre il patto russo-tedesco come l’alleanza tra Hitler e Stalin, tra nazismo e comunismo. Ma i fatti della storia sono incontrovertibili. Il patto russo-tedesco del 1939 fu un patto bilaterale di non aggressione che non significò affatto alleanza o sostegno alla politica aggressiva ed espansionista della Germania nazista.
Lucidamente ed efficacemente Mao rilevò: “Quanta gente nel mondo si è lasciata ingannare dalle parole melate di Chamberlain e dei suoi simili, e non è riuscita a scoprire le intenzioni criminali che si nascondevano dietro i loro sorrisi o a capire che il patto di non aggressione sovietico-tedesco fu concluso solo quando Chamberlain e Daladier ebbero deciso di respingere l’Unione Sovietica e di lanciarsi in una guerra imperialista.
È ora che questa gente apra gli occhi. Il fatto che l’Unione Sovietica abbia difeso fino all’ultimo minuto la pace mondiale dimostra l’identità dei suoi interessi con quelli della stragrande maggioranza dell’umanità…
Alcuni dicono: ora che è scoppiata la seconda guerra mondiale imperialista, l’Unione Sovietica si schiererà probabilmente dalla parte di uno dei belligeranti; in altre parole, l’Esercito rosso sovietico sarebbe sul punto di unirsi al fronte imperialista tedesco. Ritengo che tale opinione sia errata. La guerra che è scoppiata da poco è, sia per ciò che riguarda la Gran Bretagna e la Francia, che per ciò che riguarda la Germania, una guerra ingiusta, di rapina, imperialista.
I partiti comunisti e tutti i popoli del mondo devono sollevarsi per combattere contro questa guerra; devono mettere a nudo il carattere imperialista delle due parti belligeranti, ossia mostrare che questa guerra, lungi dal giovare ai popoli del mondo, arreca loro danno; e devono denunciare le azioni criminali dei partiti socialdemocratici che appoggiano la guerra imperialista e tradiscono gli interessi del proletariato.
L’Unione Sovietica è un paese socialista, un paese in cui è al potere il Partito comunista, e il suo atteggiamento verso la guerra necessariamente si esprime in due posizioni assai chiare: 1. Fermo rifiuto di partecipare a qualunque guerra ingiusta, di rapine e imperialista, e mantenimento di una stretta neutralità verso entrambe le parti belligeranti.
Perciò l’Esercito rosso sovietico non entrerà mai, contro i propri principi, in uno dei due fronti imperialisti. 2. Appoggio attivo alle guerre giuste, non di rapina, ma di liberazione. Ad esempio, tredici anni fa l’Unione Sovietica ha aiutato il popolo cinese nella spedizione del nord; un anno fa ha aiutato il popolo spagnolo nella sua guerra di resistenza contro la Germania e l’Italia; negli ultimi due anni ha aiutato il popolo cinese nella sua Guerra di resistenza contro il Giappone; negli ultimi mesi ha appoggiato il popolo mongolo nella sua resistenza contro il Giappone; e certamente l’Unione Sovietica sosterrà tutte le guerre di liberazione del popolo o di liberazione nazionale di altri paesi o altre nazioni, che potranno scoppiare in futuro, come anche le guerre che contribuiscono a difendere la pace.
Questo è ciò che la storia dell’Unione Sovietica ha provato in questi ventidue anni e che la storia futura continuerà a provare… In questo momento, l’Unione Sovietica mantiene rapporti commerciali con ambedue le parti impegnate nella guerra mondiale, ma questo fatto non può essere considerato come un aiuto dato a una delle parti belligeranti, e ancora meno come una partecipazione alla guerra.
Soltanto se il carattere della guerra cambierà, se la guerra combattuta da uno o più paesi, subiti certi mutamenti necessari, diverrà vantaggiosa per l’Unione Sovietica e i popoli di tutto il mondo, soltanto allora sarà possibile che l’Unione Sovietica dia il suo aiuto o partecipi alla guerra; in caso contrario, sarà impossibile”
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Praga, la capitale della Repubblica Ceca (all’epoca conosciuta come Cecoslovacchia), fu coinvolta in diversi eventi significativi. Tuttavia, non ci fu un attentato specifico a Praga durante quel periodo che sia diventato famoso o che abbia avuto un impatto particolare sulla guerra stessa.
Praga fu occupata dai tedeschi nell’ambito dell’invasione della Cecoslovacchia nel marzo 1939. Durante l’occupazione nazista, la resistenza ceca organizzò diverse azioni di sabotaggio e attentati contro le forze di occupazione tedesche, ma non si verificò un attentato rilevante nella città di Praga durante la guerra.
Tuttavia, è importante sottolineare che ci furono importanti eventi nella storia di Praga durante la Seconda Guerra Mondiale. Ad esempio, nel maggio 1945, verso la fine della guerra, si verificò l’insurrezione di Praga. Durante questa insurrezione, la resistenza ceca si ribellò contro le forze di occupazione tedesche e la città fu teatro di combattimenti intensi. L’insurrezione di Praga contribuì alla liberazione della città dalle forze naziste poco prima dell’arrivo dell’esercito sovietico.
In sintesi, sebbene non ci sia stato un attentato specifico a Praga durante la Seconda Guerra Mondiale che abbia assunto notorietà internazionale, la città ha avuto un ruolo significativo nella resistenza ceca e nell’insurrezione che portò alla sua liberazione dalla dominazione nazista.