I legionari cecoslovacchi nella Grande guerra: Nel 1971, in occasione di un incontro internazionale di pugilato di una rappresentativa dilettantistica italiana, ebbi il compito di ricevere (Dalla Moldava al Piave, Eugenio Bucciol, pagg. 78), per l’Amministrazione Comunale di San Donà, la delegazione cecoslovacca.
I pugili erano giovani ed ero giovane anch’io; in quella occasione, ci recammo con la delegazione cecoslovacca a deporre una corona di fiori sotto le due lapidi che ricordano i legionari cecoslovacchi impiccati a Calvecchia.
Per l’occasione, dovendo commemorare l’episodio, attinsi informazioni che prima non avevo, mentre la generalità dei pugili cecoslovacchi ne venne a conoscenza per la prima volta.
Fu in quella occasione che appresi che nella prima Guerra mondiale, la legione cecoslovacca era formata dai prigionieri di nazionalità ceca e slovacca catturati sul fronte italiano.
Altre legioni già esistevano in Francia e Russia e tutte avevano il comune obiettivo di preparare un esercito nazionale. Rivendicavano un proprio stato nazionale, ma l’Austria li considerava dei traditori e quando cadevano nelle mani dell’esercito austro-ungarico venivano irrimediabilmente giustiziati.
I cechi giustiziati, per alto tradimento, nel mese di giugno 1918, lungo il Piave furono sedici e tutti sono ricordati con una uguale targa, murata in un edificio prossimo al punto delle esecuzioni, in ceco e in italiano:
«In questo luogo furono impiccati dagli austro-ungheresi i legionari cecoslovacchi catturati combattendo a fianco dell’ esercito italiano per la libertà della loro patria».
A San Donà, ci sono due targhe.
La prima ricorda: Iynek Horak, Antonin Kahler, Josef Kfiz, Emanuel Kubes, Frantisek Viktora, Antonin Vokffnek.
La seconda, della quale si è recentemente perso traccia, Bedrich Havlena.
Calvecchia, 21 giugno 1918 Viene giustiziato Bedrich Havlena
Era un legionario boemo nato a Nova Lhota (Boemia) il 18 maggio 1888, impiegato delle imposte, celibe, già catturato dagli italiani a San Michele del Carso il 28 novembre 1915 e poi inquadrato nel corpo dei legionari aggregato all’esercito italiano.
In occasione dell’offensiva del Solstizio si era arreso ai cechi del suo reggimento di provenienza. Condotto a Calvecchia, nella fattoria Bertolotti, in quel momento sede del comando della 10a divisione, venne processato.
Il Pubblico accusatore, il capitano ceco Machalek, sembrava voler formulare le domande in modo da aiutare l’imputato.
– Siete forse un ceco residente in Russia o in America?
– No, sono un ceco cittadino austriaco arruolato nel 98° reggimento di fanteria e so cosa mi attende. Fate il vostro dovere e fatelo presto.
Venne condannato a morte e il braccio della forca era un legno inchiodato al palo del telegrafo. Il legionario, giunto sul luogo dell’esecuzione, le mani slegate, si aggrappò al sostegno della forca e con una mano s’infilò il capestro nella testa, ma il sostegno cadde.
In questi casi la consuetudine prevedeva la grazia; il Comando era favorevole ma il Tribunale ordinò la ripetizione dell’esecuzione, che avvenne dopo qualche ora. Anche in questa seconda occasione il prigioniero si aggrappò al sostegno; inutilmente.
Venne impiccato alle 14.30 e il suo corpo venne rimosso alle 19, per essere seppellito su un campo, davanti all’improvvisato patibolo.
LA VICENDA STORICA
giugno 1918, i legionari cecoslovacchi sfilano prima della partenza per il fronte
Durante l’anno della Prima Guerra Mondiale combattuto nel Basso Piave, la “Battaglia del Solstizio” (giugno 1918) ebbe un’importanza fondamentale per le sorti belliche.
Il 19 giugno 1918 si ebbe la massima espansione del fronte a favore degli austro-ungarici nel Basso Piave.
La Boemia, già facente parte dell’Impero asburgico, con la progressiva perdita di potere dell’Austria, stava preparando la sua indipendenza, che conquistò negli ultimi mesi del 1918 con il nome di Cecoslovacchia.
Nel 1915 Cechi e Slovacchi avevano firmato un accordo di collaborazione che portò alla formazione di uno stato federale, riconosciuto per primo dalla Francia il 29 giugno 1918, pochi giorni dopo la Battaglia del Solstizio sul fronte italiano.
Tra il 19 ed il 20 giugno, a Losson, fecero il loro esordio in battaglia i soldati boemi (cecoslovacchi) a supporto degli italiani.
Alcuni di essi vennero catturati a Fossalta di Piave dagli austro-ungarici e, dopo un sommario processo, con l’accusa di tradimento vennero portati a Calvecchia di San Donà per essere impiccati su alberi di ippocastano e pioppo.
Nella terribile logica della guerra, la posizione delle forche, lungo la Strada Triestina, fu scelta appositamente affinché i corpi, rimasti appesi per alcuni giorni con cartelli di scherno, fossero di monito contro eventuali “ripensamenti” dei combattenti che si recavano di rincalzo sul vicino fronte del Piave.
Sul luogo dell’eccidio furono in seguito poste due lapidi bronzee scritte nelle lingue italiana e ceca.