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Amministratori scarica barile: Corte Suprema della Repubblica Ceca: stop agli amministratori “scarica-barile”

Nuova giurisprudenza di legittimità orientata ad interpretare più severamente la responsabilità degli amministratori nelle società di capitali.

Assumere un incarico di amministrazione all’interno di una società di capitali è una scelta coraggiosa e che richiede una attenta valutazione non solo degli impegni, ma anche delle ampie responsabilità nei confronti di soci, creditori e pubbliche autorità.

Lo conferma anche la legge, che mette sulle spalle degli amministratori una lunga serie di obblighi, prevedendo la responsabilità patrimoniale personale del titolare della carica. Nella Repubblica Ceca le responsabilità sono “ampie” e soprattutto “oggettive”; cioè non conta nemmeno il fatto che l’amministratore non abbia colpa e si sia comportato in modo irreprensibile.

Ciò che conta, invece, è l’aver violato obblighi normativi cagionando un danno patrimoniale. Eventuali patti in deroga fra società ed amministratore sono nulli.

Fin qui la lettera della legge, già sufficiente da sola a terrorizzare tanti amministratori, aspiranti o in carica.

Diversa è però la realtà delle decisioni giudiziali, come dimostra la giurisprudenza della Repubblica Ceca. A leggere le sentenze della Corte Suprema, si ha l’impressione che la responsabilità degli amministratori sia tutt’altro che “ampia” e “oggettiva”, soprattutto nelle aree più tecniche, come quella della gestione e controllo contabile.

Secondo una catena di sentenze emanate dalla Corte Suprema a partire dal 1999 e più volte confermate ed invocate nei processi, la responsabilità per l’omessa o incorretta tenuta dei libri contabili verrebbe meno per il solo fatto di aver incaricato un professionista “qualificato”, prestandogli la “necessaria collaborazione”.

“Non è possibile dedurre  – precisa la Corte d’Appello di Praga in una delle sentenze appellate – che gli amministratori siano obbligati a tenere personalmente la contabilità”.

La tesi è così scontata e superficiale da indurre a concludere che i giudici cechi esigono standard di responsabilità così minimi che qualsiasi persona ragionevole è in grado di soddisfare.

Ma a ben vedere, si tratta di una superficialità che può rendersi pericolosa. È allora immune da responsabilità anche l’amministratore che abbia dichiarato utili di bilancio in realtà inesistenti, i quali vengono poi distribuiti agli azionisti, con grave danno al patrimonio sociale?

Oppure, di fronte all’assoluta mancanza di contabilità, i soci si devono davvero accontentare di sapere che il ragioniere in questione era ben “qualificato” e che l’amministratore gli aveva consegnato tutto quanto necessario per la gestione contabile?

E che dire del capo di azienda che lascia importare bevande pericolose per la salute, fidandosi ciecamente delle capacità del consulente incaricato?

Chi scrive, ben lungi dal voler sostenere la figura dell’amministratore “capro espiatorio”, si rifiuta di però di credere nel modello opposto, ossia lo “scarica barile”, il quale, oltre ad indurre i giudici di primo grado a decisioni frettolose e immature, non è condivisibile dal punto di vista etico e della corretta gestione aziendale   collegio-sindacale-per-le-srl

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Il buon senso porta a concludere che è imprudente delegare senza controllare. A ragione la legge non esige che ogni amministratore sia esperto di contabilità; non è però necessario essere esperti per comprendere che, in mancanza dei documenti contabili, il bilancio diventa inaffidabile.

In particolare, è inaccettabile che l’amministratore possa, in presenza di situazioni eclatanti, scusarsi con la sola prova di aver delegato compiti e funzioni, senza un’indagine volta ad accertare se l’organo amministrativo effettuava, direttamente o tramite altri incaricati, un’adeguata verifica del servizio reso dalla società contabile, in base alle conoscenze che è legittimo attendersi da un uomo di affari in relazione all’azienda in questione, il settore in cui opera, il numero dei dipendenti, il fatturato e così via.

La migliore dottrina commerciale, in Italia come nella Repubblica Ceca, ha costantemente ritenuto che la delega di funzioni non esonera dalle responsabilità; al contrario, fa sorgere in capo al soggetto delegante l’obbligo di controllo.

Sembra ora accorgersene anche la Corte Suprema la quale, in una recente sentenza, ha precisato che obbligo dell’amministratore è “non solo verificare se il [delegato] è [soggetto] qualificato e creare tutti i presupposti per un [corretto] operato, ma anche verificare effettivamente” lo svolgimento dell’incarico.

Stop allo scarica barile, insomma. Precisazione senz’altro scontata ma doverosa e, si spera, in grado di traghettare la giurisprudenza di merito su posizioni più etiche e responsabili.

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